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GRilli parlanti e grilli deliranti: quando l’ignoranza tiene

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Grilli parlanti e grilli deliranti: quando l'ignoranza tiene lezioni sulla mafia. Riflessioni di una siciliana offesa. 

 

Tanto tempo è passato.

 

Eppure ricordo ancora il fascino esercitato su di me dal chiuso di “una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala" e dalla "semplice mobilia” in cui un minuscolo GRILLO PARLANTE dispensava consigli poco graditi ad un burattino di legno appena nato che aveva ancora tutto da imparare.

Oh, se lo ricordo, quel povero GRILLO PARLANTE spiaccicato sul muro che, per quanto antipatico e fastidioso potesse apparire, aveva certamente qualcosa da suggerire alla mia coscienza!!!

 

Mi facevano paura, qualche mese fa, le tante piazze affollate ed osannanti, concrete o virtuali che fossero, gremite di tante teste di legno che applaudivano alle farneticazioni di un GRILLO DELIRANTE che, nella sua opera di demolizione, voleva trascinare anche la Chiesa nel suo farsi portatrice di valori, e realtà quali la vita e la morte, tessendo il trionfo del relativismo, nel suo tentativo di far contenti tutti. Nessun valore, per questo GRILLO DELIRANTE e blasfemo. Solo lotta, lotta continua, lotta senza confronto, demolizione cieca e rabbiosa.

 

Qualche altro mese è passato. E adesso il “grillo delirante” e, mi si consenta, anche ignorante, si permette perfino di “tenere lezioni”, in Sicilia e ai siciliani, sul fenomeno della mafia.

 

Sotto il palco in piazza del Parlamento, ieri, quattro gatti sparuti, perché noi palermitani abbiamo preferito di gran lunga goderci l’ultimo fine settimana di “tesori aperti”.

 

Una piccola folla di proseliti osannanti e senza un briciolo di coscienza critica  applaudiva Beppe Grillo nel sentirgli dire che “la mafia è stata corrotta dalla finanza, prima aveva una sua condotta morale e non scioglieva i bambini nell’acido”. Ma siamo impazziti? Ma chi può credere nella favoletta che la mafia sia nata per fare il bene del popolo? Ma di quale morale stiamo parlando?

 

Ma lo conosce, lui, il significato della parola “morale”?  “La mafia è un demone dell’odio, l’incarnazione stessa di Satana”, aveva affermato  Salvatore Pappalardo, negli anni '80. Contro la mafia e i mafiosi papa Giovanni Paolo II lanciò un vero e proprio anatema nel '93. E dire che la mafia aveva la sua condotta morale è una bestemmia, è un’affermazione che non sta né in cielo né in terra!!

 

Ma quel, come dire “esperto storico e sociologo” che risponde al nome di Beppe Grillo non si è mica fermato qua. No, no. Ha anche aggiunto, poi, che “la mafia è emigrata dalla Sicilia, è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche picciotto”.

 Ancora applausi.

Ma questi grillini, ma dove vivono? Ma perché non vanno a  farsi una passeggiata per le strade di Ballarò o della Guadagna (tanto per fare un esempio, perché l’elenco sarebbe fin troppo lungo) dove viene il vomito perché il puzzo della mafia si respira mentre si cammina? Dove la mafia continua ad imperare, complici la povertà e l’ignoranza e continuando a generare, in una spirale senza fine, povertà ed ignoranza? Dove la mafia fa proseliti già fra i bambini delle elementari, complici insegnanti inette che gettano la spugna fin troppo facilmente (per non aver tagliate le gomme delle proprie auto)  creando così orfani di cittadinanza destinati a diventare manovalanza a buon mercato?

 

 “La Sicilia è un far west oscuro, riprendetevi la vostra identità”. Vergogna! Ma come si permette? Lui viene a dare lezioni di dignità a me? A me e a quelli come me  che vivono a Palermo da quando sono nati e non si sono mai piegati a nulla di facile e disonesto e che giorno per giorno si impegnano nell’educare alla legalità o nel lottare per essa?  

 

Ma come può un siciliano applaudire a queste bestialità? Ma nessuno si è reso di conto di come Grillo, ieri, non fosse altro che l’ennesimo “esperto” del Nord venuto in Sicilia con la pretesa di insegnarci a  vivere, senza sapere assolutamente nulla di noi e della nostra storia? Ma che ne sa lui della lotta quotidiana di chi ha da fare i conti con mille difficoltà e che va avanti comunque a testa alta senza scendere a compromessi?

 

E tutti i morti di cui è tristemente costellata la nostra storia? Carabinieri, magistrati, giornalisti, preti, donne, bambini… me li ricordo bene io, che ragazzina avevo paura di uscire di casa perché le ammazzatine di mafia erano all’ordine del giorno. E l’unica voce che si levava, a parte carabinieri e  magistrati e politici di sinistra, era quella di Salvatore Pappalardo, “santo”  cardinale di questa città, che subito dopo la morte di Dalla Chiesa chiese ad alta voce dal pulpito della nostra cattedrale cosa facessero i nostri politici mentre la mafia colpiva dove e quando voleva e svergognò la classe politica di allora affermando che “mentre a Roma si discuteva, Sagunto veniva espugnata dai nemici”.  

 

E ora arriva un politicantucolo da quattro soldi, ex comico che probabilmente nella vita non ha studiato nulla che non fossero i suoi sketch e quelli di qualche altro, e pretende di insegnarci cosa è la mafia e come porci nei suoi confronti. Ma cosa crede, lui, che Palermo e la mafia siano quello che si vede a “Squadra antimafia”?

 

Mi chiedo come quei siciliani lì, sotto il palco, abbiano potuto applaudire, come non si siano sentiti offendere fino al midollo, come non gli abbiano sputato in faccia e non abbiano pestato sotto i piedi quelle miserevoli bandiere…

 

Eh, già… Eccolo, più attuale che mai, il dilemma magistralmente espresso dalla nostra tradizione popolare: “Cu è chiù fissa? Carnalivaru o cu ci va i r’appressu?”. E io mi chiedo anche chi sia più pericoloso.

 

Mi auguro che passi presto il polverone mediatico suscitato da queste dichiarazioni meschine, in modo da lasciar posto al silenzio. E che in quel silenzio, le farneticazioni del GRILLO DELIRANTE che urla, facendo leva su un consenso figlio della disperazione, possano essere coperte dalla fioca voce di quei pochi GRILLI PARLANTI che ancora parlano di valori, di confronto, di rispetto, di ricostruzione, di fiducia, di verità.

 

Mi auguro che la loro flebile voce possa smuovere la coscienza di ciascuno, perché non può essere la rabbia la via. Né tantomeno l’ignoranza.

 

Perché, come in quella storia che adoravo tanto, rischiamo che una volta spenti i GRILLI PARLANTI “come si spegne un lume soffiandoci sopra, la strada rimanga più buia di prima”.

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